L'instabilità vertebrale è una condizione caratterizzata da un'eccessiva mobilità tra due o più vertebre adiacenti, che compromette la capacità della colonna di mantenere i normali rapporti intervertebrali durante i movimenti fisiologici. Questo disturbo può verificarsi a qualsiasi livello della colonna, ma è particolarmente frequente nel tratto lombare, dove le sollecitazioni meccaniche sono maggiori. Questa condizione può causare non solo forte dolore ma, in alcuni casi, anche sintomi neurologici.
Cause
Le instabilità vertebrali si classificano principalmente in degenerative e traumatiche. L'instabilità degenerativa rappresenta la forma più comune e deriva dal progressivo deterioramento delle strutture anatomiche stabilizzatrici. L'artrosi vertebrale compromette le faccette articolari alterando la loro capacità di guidare correttamente il movimento, mentre la riduzione dello spessore discale dovuta alla disidratazione del nucleo polposo o a ernie discali altera la biomeccanica articolare aumentando lo stress sulle strutture adiacenti. La ridotta tenuta legamentosa dei legamenti longitudinali, giallo e interspinosi contribuisce ulteriormente alla perdita di stabilità, spesso accelerata da sovraccarichi funzionali e posture scorrette. Un ruolo cruciale è svolto dalla disfunzione della muscolatura profonda, particolarmente dei muscoli multifido e trasverso dell'addome, la cui alterazione del controllo neuromuscolare compromette significativamente la stabilità segmentaria. L'instabilità traumatica invece deriva da eventi acuti che superano la resistenza delle strutture vertebrali, includendo traumi diretti, fratture vertebrali e lesioni legamentose. Una particolare menzione meritano i crolli vertebrali osteoporotici, dove la ridotta densità minerale ossea rende le vertebre vulnerabili anche a traumi minimi.
Sintomi
La sintomatologia delle instabilità vertebrali è caratterizzata da dolore lombare meccanico che si intensifica con i movimenti e migliora con il riposo. Il dolore è tipicamente variabile durante la giornata, peggiorandosi con l'attività prolungata e le posture mantenute, e può irradiarsi verso i glutei e gli arti inferiori quando coinvolge le strutture nervose. Nei casi più severi con sviluppo di spondilolistesi, lo scivolamento vertebrale può causare sintomi neurologici come parestesie, ipostenia muscolare e claudicatio neurogenica dovuti alla compressione delle radici nervose o del cono midollare. I pazienti riferiscono spesso limitazione funzionale nei movimenti di flessione ed estensione del tronco, accompagnata da rigidità mattutina e difficoltà nel mantenere posture prolungate. La sintomatologia può essere intermittente nelle fasi iniziali, divenendo progressivamente più costante con l'evoluzione del quadro degenerativo.
Trattamento
Il trattamento delle instabilità vertebrali segue un approccio conservativo nelle fasi iniziali, basato sulla stabilizzazione muscolare attraverso esercizi specifici di rinforzo muscolare degli estensori lombari e del trasverso dell'addome. Il programma riabilitativo include esercizi di controllo motorio per ristabilire i pattern di movimento corretti, rafforzamento muscolare progressivo e tecniche di rieducazione posturale per ridurre i carichi anomali sulla colonna. L'educazione del paziente riguarda modifiche comportamentali, ergonomia e strategie per la gestione del dolore nella vita quotidiana. Nelle fasi acute può essere indicata l'immobilizzazione temporanea con ortesi lombari per ridurre il dolore e consentire l'inizio del programma riabilitativo. L'intervento chirurgico viene considerato quando il trattamento conservativo fallisce dopo 3-6 mesi, in presenza di deficit neurologici progressivi, spondilolistesi di grado elevato o dolore intrattabile.
Instabilità vertebrale
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