Protrusioni ed ernie discali
Le protrusioni ed ernie discali rappresentano due stadi progressivi di degenerazione del disco intervertebrale che possono causare dolore lombare e sintomatologia neurologica. La protrusione discale costituisce il primo stadio degenerativo, caratterizzato dalla deformazione dell'anello fibroso che sporge verso l'esterno mantenendo però la sua integrità strutturale, mentre il nucleo polposo rimane contenuto all'interno. Questa condizione può essere paragonata a un pneumatico che forma un rigonfiamento senza rompersi. L'ernia discale rappresenta invece una progressione più grave del danno, dove l'anello fibroso si fissura permettendo la fuoriuscita del materiale del nucleo polposo. Il materiale erniato può rimanere contenuto sotto il legamento longitudinale posteriore o, nei casi più severi, superarlo completamente divenendo un'ernia espulsa che può creare una compressione sul midollo spinale.
Cause
Le cause delle patologie discali sono prevalentemente degenerative e correlate al naturale processo di invecchiamento del disco intervertebrale. La disidratazione progressiva del nucleo polposo riduce la capacità del disco di assorbire e distribuire i carichi, aumentando lo stress sull'anello fibroso. I sovraccarichi funzionali ripetuti, le posture scorrette mantenute prolungatamente e i movimenti combinati di flessione e rotazione del tronco accelerano il processo degenerativo. Fattori predisponenti includono la sedentarietà, il sovrappeso, il fumo di sigaretta che compromette la nutrizione discale, e la predisposizione genetica. Eventi traumatici acuti come sollevamenti di carichi eccessivi o movimenti bruschi possono rappresentare il fattore scatenante finale in un disco già degenerato. L'instabilità segmentaria e la disfunzione della muscolatura profonda contribuiscono a creare condizioni biomeccaniche sfavorevoli che predispongono alla degenerazione discale e alla progressione da protrusione a ernia.
Sintomi
La sintomatologia varia significativamente tra protrusioni ed ernie discali. Le protrusioni spesso sono asintomatiche o causano dolore lombare meccanico localizzato che peggiora con specifici movimenti o posture prolungate. Raramente determinano sintomi radicolari significativi, limitandosi a dolore locale e rigidità. Le ernie discali invece presentano un quadro sintomatologico più complesso, spesso caratterizzato da dolore irradiato lungo l'arto inferiore seguendo la distribuzione della radice nervosa compressa, accompagnato da parestesie, alterazioni della sensibilità e possibili deficit motori. La fase acuta dell'erniazione può essere caratterizzata da blocco lombare antalgico (il cosiddetto "colpo della strega") con rigidità marcata e dolore intenso localizzato. I sintomi neurologici includono formicolii, intorpidimento, debolezza muscolare specifica e, nei casi più gravi, alterazioni sfinteriche che rappresentano un'emergenza neurochirurgica. Il dolore è tipicamente posizionale, peggiorandosi con la flessione del tronco, la tosse o gli starnuti, e migliorando con il riposo in posizione antalgica.
Trattamento
L'approccio terapeutico varia in base alla diagnosi specifica e alla gravità dei sintomi. Per le protrusioni discali, superata la fase acuta, il trattamento è prevalentemente conservativo e spesso garantisce la risoluzione del problema, eliminando il dolore e recuperando la piena funzionalità. Questo obiettivo viene raggiunto non solo grazie agli esercizi, alla massoterapia ed alle tecniche di terapia manuale, ma anche attraverso una rieducazione posturale che, oltre a migliorare i sintomi e la mobilità, garantisce un recupero a lungo termine, riducendo il rischio di una recidiva.
Per le ernie discali, l'approccio iniziale rimane conservativo per 6-8 settimane con l'aggiunta di terapia farmacologica antinfiammatoria e miorilassante nella fase acuta. La fisioterapia per l'ernia è più cauta nelle fasi iniziali e progressivamente più attiva con il miglioramento dei sintomi. In entrambi i casi, l'educazione del paziente riguardo alla meccanica della colonna vertebrale e all'ergonomia è fondamentale per prevenire le recidive. L'intervento chirurgico viene considerato nei casi più gravi, in presenza di deficit neurologici progressivi, sintomi persistenti nonostante la terapia conservativa adeguata, o dolore intrattabile.
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